Effetti segnici, prodotti da graffi, solchi, tratti, tagli, reticoli e segmenti, combinati con traccianti cromatiche, attraversano i poli di un “focus”, quasi a congiungere uno zenit e un nadir posti oltre la tela, determinando, così, declinazioni dinamiche.
Sulla tela l’anello visivo, nonostante sia stato corroso e ampiamente striato da variegate e graffite segnalazioni intercalanti, emerge.
Questa proposizione grafico-pittorica fa vivere un intrigante dettato segnico-cromatico, assunto di una “cifra” stilistica.
La sagomata circolarità coloristica sigla, innanzitutto, un’evidenza geometrica, mentre il movimento procurato da traccianti vitalità cromatiche e da incipienti segni-vettori corrobora una guizzante tensione informale in cui è caricata una corrente energetica.
Quindi nel condensato nucleo e sul suo allargato perimetro, ricalco di una centralità visiva, s’incontrano frequenze palpitanti e tracciati estremi, prospettive incidenti e sentieri supremi.
Passaggi di prove, corse, traiettorie, piste, orbite e parabole ne dissemina con mano agile e pronta la brava pittrice, che tratta e sollecita, nel contempo, umori materici.
L’abilità dell’operatrice fa si che “l’uovo” della conoscenza sia contrappuntato da combinazioni disegnate dalla vita.
Insomma, se la circolarità riassume metaforicamente la summa della conoscenza umana derivata da memorie storiche, marcati segni graffiti raccolgono una griglia d’emozioni di un vissuto quotidiano.
Questa nuova serie di lavori di Maria Pia Daidone, intitolata “Cerchi Graffiti”, riassume una sintetica formula visiva ragioni del cuore e risoluzioni della psiche, che s’intrecciano con l’esperienza del contemporaneo, quest’ultima da leggere, in fondo, come riuscita di esiti legata a ricercate disposizioni e a imponderabili precipitati esistenziali.
L’insieme mente-cuore, o meglio l’assetto intelletto-anima, resta il nostro patrimonio utile per afferrare l’intimo del nostro spirito e la pelle della vita e tentare di comprendere la nostra identità nel contesto dell’ignoto, senza inizio e senza fine.
Napoli, 1998
Maurizio Vitiello