Archetipi e “misteri” nell’arte di Maria Pia Daidone
L’impatto coi cerchi graffiti di questa pittrice ha suscitato in me un singolare stato della psiche: l’intelletto non riusciva a racchiudere in una formula razionale il messaggio di questo linguaggio pittorico e il mio animo permaneva e indugiava una contemplazione assorta di quel mondo di segni e di cerchi che effondeva un senso di enigmaticità.
Eppure avevo, nel contempo, la sensazione di un quid semplice, evidente, che proprio per la sua cristallina chiarezza, mi sfuggiva.
Ricordavo confusamente che quelle linee dinamiche che risaltavano sul sostrato materico rimandavano a qualcosa di già noto, ad un contenuto che in qualche modo riposava, assopito, nel fondo della mia anima.
Volutamente ho abbandonato, per un po’ di tempo, quelle immagini, lasciando che l’intuizione affiorasse naturalmente e, in queste righe, fluisse l’energia di una chiarezza intuitiva emersa d’improvviso.
Ed ecco che, in un primo accenno di atmosfera primaverile, la coscienza chiarisce a sé stessa: quello della pittrice è il linguaggio di un archetipo primordiale, il cerchio quale espressione simbolica della Totalità e della Circolarità: l’unità del Tutto e la fluidità dell’energia vitale, la potenza del movimento ed anche l’inizio e la fine che si congiungono e si fondono, gli opposti che coincidono, i poli contrari che si integrano in una unità superiore.
Affiorano dalla memoria, per assonanza, immagini preistoriche di cerchi simbolici graffiti sulla pietra, rappresentazioni del Sole quale simbolo della divinità suprema maschile, la quale si integra con la Luna, espressione metaforica del principio spirituale femminile, per costituire un culto unico e totale.
Emerge dalla coscienza l’immagine della Luna Piena, anch’essa circolare raffiguarata nei graffiti rupestri e nelle pitture parietali di culture arcaiche.
Il linguaggio pittorico di Maria Pia Daidone risveglia alla mente e al cuore tutto questo mondo che io stesso avevo rimosso dalla mia coscienza.
Un simbolo arcaico, una figurazione di sintesi dell’Uno-Tutto, sempre uguale a sé stesso eppure sempre vario nella ricchezza delle sue multiformi espressioni molteplici varianti su un tema unico: la Vita, l’Energia che circola e pulsa in una varietà incessante di forme, sempre diverse e, al tempo stesso, profondamente unite.
E’ significativo e sintomatico, sul piano della filosofia dell’arte, che alla fine del XX secolo e del secondo millennio, nel pieno espandersi della cultura tecnologica compaiano queste espressioni di un linguaggio antico, unitivo, sintetico, che parla all’intuizione e al cuore più che alla mente; perché il termine “ragione ” viene dalla radice ra-, da cui viene anche <<raggio>>, quello che dal centro del cerchio raggiunge un punto della circonferenza.
E l’uomo contemporaneo avverte che, per avere la visione del Tutto e non di un solo punto, deve richiamarsi alla propria capacità di intuire.
L’immagine del cerchio agisce – come un mandala – sulle profondità insondabili dell’animo umano per ridestare quest’antica facoltà nascosta dalla sovrastruttura del mentale.
Napoli, aprile 1998
Stefano Arcella