Caro Maurizio,
ti scrivo “a caldo”, dopo l’inaugurazione della bella mostra “Eurobirilli in Piazza” di Maria Pia Daidone.
Riprendo, estendendole, le mie considerazioni limitate anche dal tempo a disposizione; considerazioni che si connettono alle tue.
Aggiungo alcune cose necessitate dal tentativo di dare spiegazioni più globali al mutamento di questi ultimi tempi, a partire – come giustamente hai messo in evidenza – dalla data dell’11 settembre 2001.
E questo perché lo scenario su cui si proietta la nostra vita quotidiana interessa non poco gli artisti.
La conflittualità può essere interpretata (come ha fatto Raymond Boudon) quale dato oggi strutturale che, paradossalmente, esercita la funzione di stabilità sociale, così come il disordine è funzionale al sistema.
Tu facevi riferimento agli artisti presenti all’ultima Biennale di Venezia, sensibili al mutamento sociale, al conflittuale riassetto mondiale. Mi pare d’inquadrare in questo interesse pure la ricerca ultima di Maria Pia che con i suoi “birilli” ci costringe a mettere in discussione limiti e prospettive delle informazioni, delle idee comunicate, dei mutamenti culturali e comportamentali.
Se cadono le torri, segno della stabilità economica dell’Occidente, cadono anche i “birilli”, programmaticamente destinati al capitombolo.
Ecco, allora, Maria Pia che opera uno spostamento su temi di considerevole peso specifico: i birilli con le loro connotazioni antropogeografiche sono i fulcri simbolici del mutamento che, ironicamente, appare come un catastrofico gioco.
Il birillo assurge, nientedimeno, con la sottile e sarcastica arte di Maria Pia Daidone, ad una nuova condizione: quella del documento storico.
Gli oggetti sono raffinatissimi; esteticamente pungenti, contenutisticamente graffianti.
Essi dicono molto di più di una metafora letteraria, poiché reinventano rapporti, sensi e controsensi della nostra odierna condizione esistenziale.
domenica 3 febbraio 2002
Ti saluto affettuosamente
Franco Lista