Fenomeno ottico? Il cerchio avvolge ed avvince, diventa arduo staccare lo sguardo. Per passare ad un altro, un cerchio ancora, sempre con il medesimo effetto. È l’occhio, in questi casi, a cogliere nello stesso modo il piccolo e il grande, oppure è il cerchio a mal reggere la misura?
Questo deve chiamarsi effetto-Gioconda: invece di essere l’uomo a guardare la figura, è la figura che guarda l’uomo. Davanti a Monna Lisa, appunto, i ruoli s’invertono: il visitatore si sente osservato. Il richiamo era necessario a tentar di spiegare una cosa del resto notissima: quel che accade nell’ammirare le figure geometriche regolari; a partire dalle più semplici, cioè con il minor numero di lati; per finire o piuttosto ricominciare dal cerchio, che di lati manca del tutto o forse ne possiede in numero infinito.
Maria Pia Daidone all’attuale punto del suo percorso artistico, per lo più dominato dall’informale, approda al cerchio. Ne mostra le infinite possibilità; entra anche in conflitto con esso.
Costante è la struttura; eppure, indipendentemente dalle dimensioni, ogni quadro differisce dall’altro come la notte dal giorno, anzi diventa nuovo di rimando agli altri. E, come si diceva, lega un rapporto estatico. Estasi non nel senso di abbandono, bensì di rapimento rispetto a quella che potrebbe essere una lettura mentale. In fondo, il rapporto estetico è sempre magnetico, sia che determini attrazione, sia che determini repulsione. Quando il magnetismo manca vuol dire che l’opera è nata lontano dai campi dell’arte.
Oltre al cammino, allo sforzo compiuto; e all’eventuale trapezio ideologico, che cosa sarebbe interessante sapere?
Intanto, tolto il blocco, qualcosa s’intuisce. Sarà banale, ma la scoperta del cerchio diventa vitale. E rimane importante almeno quanto quella della ruota, sua versione strumentale. Quando approdò in America, Colombo, scoprì che laggiù la ruota non l’avevano inventata ancora. Meglio d’ogni altra figurazione, la linea circolare può riassumere il senso di quell’impresa. Come di molte altre, inclusa quella del pensare. Già, perché senza indulgere oltre al simbolismo, il cerchio è sintesi di opposti finalmente trovata nel moto; e sinonimo di calcolo matematico la circonferenza che lo include.
Noli turbare circulos meos! Gridò infatti Archimede mentre la città cadeva.
La napoletana pittrice Maria Pia, che ha saputo molte volte donare ai suoi lavori la patina nostalgica del tempo, una forma di movimento ricondotta al passato, adesso racconta la circolarità.
Cerchi lanciati contro mille sfondi, orbite, occhi del cielo percorsi da vibrazioni evocatrici di lampi. Ai materiali infligge ferite in punta di chiodo come saette, e compie il salto nell’anello di fuoco.
Napoli, 10 luglio 1997
Ernesto Filoso