La forma circolare ha da sempre significato concentrazione materiale e spirituale, luogo focale della vista interna ed esterna dell’uomo. E’ appunto la forma circolare I’elemento ricorrente delle immagini recenti di Maria Pia Daidone: una forma che non si decifra in termini geometrici e costruttivi, ma come sintesi emblematica di un gesto impulsivo ed avvolgente, di una spinta emozionale, di una volontà di concludere simbolicamente entro una dimensione centripeta una personale cifra dell’esistere e del sentire.
Tra le variabili in cui l’artista articola il suo linguaggio: innanzitutto lo spazio su cui il cerchio si staglia, che potrebbe definirsi I’orizzonte emotivo, il sipario psicologico; poi i rapporti cromatici tra sfondo e superficie e la dimensione del cerchio (che talvolta è un anello che racchiude un’altra lente di colore, una sfera forata centralmente); infine I’intervento segnico, una raggiera che punta al cuore dell’anello, che anzi dal cuore esplode, si irradia centrifugamente.
E’ dal gioco composito di questi tre eIementi, insieme impulsivo e controllato, leggibile in chiave visiva, ma anche metaforica, che si articola la ricerca di Maria Pia. Che, al di là dei termini linguistici che la contraddistinguono, sembra tendere al recupero di un bisogno di luce, di spazio, e insieme di interiorità, e infine di sintesi tra ciò che si legge dentro, e si percepisce di sé e della propria vita, e una cosmicità fisica e psicologica di cui si avvertono il fascino e I’ascendenza.
Così si legge la doppia chiave interpretativa, simbolica e psicoIogica, delle sue immagini recenti: la prima in relazione allo schema visivo, identificata nel rapporto relativo segnico e formaIe e nelIe conseguenti tensioni metaforiche che ne derivano. La seconda, implicata ed intrecciata alla prima, tesa a cogliere più profondamente i nessi e i significati compulsivi che si Ieggono e si intuiscono guardando l’immagine e risalendo alle ragioni interne che la motivano.
Da questo intimo, intersecato rapporto di significati ed allusioni derivano come un senso di magia, di armonia interna, di centripeta e misteriosa attrazione. Come se la forma fosse il risultato di una personale, intuitiva alchimia. Tutto si compie al di là del segno, in quel vuoto-pieno che dentro al centro della vita apre agli spazi insondati del mistero.
Giorgio Agnisola